Dove Siamo & Scoprire l'Irpinia

(Torre dell'Orologio)

L’Irpinia con 117 Comuni, avendo Avellino capoluogo, è la provincia più grande, per estensione, della Campania. Il suo aeroporto più vicino è Capodichino (Aeroporto internazionale di Napoli), che dista 40minuti. Per il turista c’è anche la possibilità di arrivare in nave con i porti più vicini di Napoli e Salerno. Le stazioni ferroviarie di Napoli, Afragola, Caserta, Salerno distano 30/45minuti. In auto Autostrada A16 "Napoli - Bari"  le uscite sono Avellino Est o Avellino Ovest.


(Duomo di Avellino)

Siamo pronti ad accogliere appassionati di vini, persone del settore vitivinicolo, enoturisti, turisti amanti dei borghi, di passeggiate tra le montagne, turisti che amano escursioni in bici o a cavallo, turisti che amano rilassarsi tra la natura che mette a loro disposizione tutte le sfumature, i toni, i contrasti, gli aromi, i profumi.


(Goleto)

Scoprire l'Irpinia...

In Irpinia siamo ben lieti di accogliervi e farvi sentire a proprio agio. Siamo ben lieti di aprire le porte del nostro territorio, un territorio autentico e veritiero. Un territorio ancora intatto e a detta dei nostri visitatori fantastico e genuino.

L'Irpinia da alcuni è stata definita l'Irlanda d'Italia, da altri la Svizzera del Sud Italia per le bellezze naturali, borghi stupendi e paesaggi immersi tra le montagne. Di seguito vi riportiamo alcune foto ma c'è tanto da scoprire...

 


(Piana del Dragone)


(Lago Laceno)

(Irpinia e le sue montagne con percorsi per escursioni)

(Irpinia e le sue montagne con percorsi per passeggiate e tour e-bike)


(Borgo di Castelvetere sul Calore)


La qualità dei nostri produttori e l'eccellenza dei nostri vini ...

L’Irpinia è la prima zona del Sud Italia ad aver avuto la DOCG nel 1993 con il TAURASI, nel 2003 con FIANO DI AVELLINO e GRECO DI TUFO; ancora oggi è la prima che vanta tre DOCG. Nel 2020 i bianchi dell'Irpinia "Fiano di Avellino" e "Greco di Tufo" hanno raggiunto un altro traguardo, con la possibilità di aggiungere sull'etichetta la dicitura “Riserva”. Questa vittoria fa capire l'importanza dei vini irpini, non solo del Taurasi ma anche del Fiano di Avellino e Greco di Tufo perchè i nostri bianchi sono longevi. Ricordiamo che il Taurasi già disponeva della “Riserva”.

Chi viene in Irpinia può assaggiare almeno 80 Taurasi diversi l'uno dall'altro, 60 Fiano di Avellino e, altrettanto, 50 Greco di Tufo. Diversi per caratteristiche da vigneto a vigneto, dall'esposizione al sole, dal clima che cambia nel raggio di pochi km, dalla lavorazione e la filosofia della cantina; ognuno con la sua personalità. Dietro ad ogni bottiglia di vino che arriva sulle nostre tavole c'è tanto da scoprire a partire da chi lo lavora. Il vino non è solo "alcool", ma è cultura, è conoscere un territorio, la storia, la tradizione del luogo.

 

Irpinia autentica e genuina, una terra affascinante

Un territorio ricco di tradizioni

L'Irpinia non è solo terra di vini, con la sua produzione di nocciole e castagne viene definita la capitale. L'Irpinia è conosciuta anche per la produzione del torrone, dei formaggi, dei salumi, della cipolla ramata di Montoro, dei fichi di S.Mango sul Calore, del broccolo di Paternopoli, del fagiolo quarantino di Volturara e di peperoni quagliettani di Calabritto e Senerchia. L’Irpinia è anche terra di funghi e tartufi. In Irpinia abbiamo anche un disciplinare per l'Olio che racchiude 38 comuni.

 

Bisaccia: il Castello Ducale e il Museo Archeologico

Il Castello Ducale di Bisaccia sorge su uno sperone del monte Calvario. Fu costruito dai Longobardi intorno alla seconda metà dell’VIII secolo. Le prime notizie storiche risalgono al 1077, in un atto di donazione viene citato un certo “Riccardo barone di Bisaccia” in qualità di proprietario del feudo. I Longobardi governarono Bisaccia fino all’arrivo dei Normanni guidati da Roberto d’Altavilla. Distrutto dal sisma del 1158 fu ricostruito verso la fine del XIII secolo da Federico II di Svevia. Fu la volta degli Aragonesi e nel 1462 Bisaccia passò a Isabella, moglie di Federico d’Aragona. Verso la fine del ‘500 il Castello di Bisaccia appartenne a GiovanBattista Manso, amico del celebre poeta Torquato Tasso, che vi soggiornò nel 1588. Ultimamente è stato inaugurato un museo che mostra vari reperti archeologici tra cui quelli della “Tomba della principessa di Bisaccia”, riferibile all’età del Ferro (fine IX-VII secolo a.C.). La “Tomba della principessa” si distingueva dalle altre soprattutto per il prezioso corredo, impreziosito di ceramiche di valore e gioielli, elementi che indicavano una persona di alto rango.

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Gesualdo: il Castello e il borgo medievale

Il castello, ubicato in posizione elevata e di grande valore strategico sulla sponda settentrionale del Fredane, venne fatto costruire dai Longobardi e divenne una delle massime fortezze dell’Irpinia. Ai piedi del maniero si formò progressivamente l’abitato, di cui si ha notizia per la prima volta in un documento del 1078, quando ne era signora Gugliemo di Gesualdo. Dopo varie vicissitudini passò al Principe di Venosa Carlo Gesualdo. Uomo del Tardo Rinascimento, ricordato nella storiografia locale per essere stato il mandante del duplice omicidio della giovane moglie Maria d’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa. Protetto da uomini influenti e per sfuggire alla vendetta dei parenti della moglie e dell’amante brutalmente uccisi, si rifugiò nel Castello di Gesualdo, dove si dedicò alla musica componendo negli ultimi anni della sua vita numerosi madrigali. Il maniero fu trasformato da quest’ultimo in una sontuosa residenza gentilizia in occasione dell sue second nozze con Eleonora d’Este. Il castello allo stato attuale è caratterizzato da pianta rettangolare con torri cilindriche, balconi e finestre realizzati in epoca ottocentesca.

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Grottaminarda: il Castello d’Aquino

L’imponente maniero sorge ad un’altitudine di circa 453 metri a  guardia della valle attraversata  dal  fiume Ufita. Nel corso dei secoli è  appartenuto  alle varie famiglie feudatarie che si  sono succedute  nella zona come i  d’Aquino da  cui  prenderà il nome. Landolfo d’Aquino   lo ottenne nel 1229 e il Castello  fungerà da simbolo del suo potere. Fin dalla sua costruzione nel XII secolo, il maniero ha subito diversi restauri e rifacimenti rendendolo sempre più adatto a proteggere il paese dagli attacchi dei nemici. Recentemente restaurato, oggi il Castello ricorda nella sua imponenza, il grandioso lavoro di quegli uomini che nel corso del dodicesimo secolo contribuirono alla sua edificazione erappresenta sicuramente uno dei monumenti più affascinanti dell’Irpinia. Oltre a essere un bellissimo luogo da visitare, il Castello è anche sede dell’interessante Museo Antiquarium e ospita la Biblioteca. Il museo conserva reperti preistorici come frammenti di felce o ceramica d’impasto; repertiromani come la testa di un noto personaggio maschile dell’età imperiale I sec. dopo Cristoche fu ritrovata nel giardino del Castello; vi è anche una sezione moderna con cartoline datate tra il 1900 e il 1925 e la mostra documentaria sull’illustre sacerdote Pietro Paolo Parzanese.

 

Lapio: il Castello-Palazzo Filangieri

La prima notizia sull’esistenza del Castello Filangieri di Lapio è del 1130 quando Ruggierocompì un atto di donazione in favore del monastero di Montevergine.Il Castello da difesa militare del borgo medievale venne trasformato dai Filangieri in residenza.Nel corso degli anni il maniero è stato ulteriormente modificato: gli interni sono stati suddivisi in numerose stanze.Del forte di età normanna oggi resta solo una torre quadrangolare. Nel Castello si accede attraverso un portale maestoso ad arco del XVI secolo, sormontato dallo stemma della famiglia Filangieri. All’interno si possono ammirare gli splendidi affreschi del ‘500.Il Castello in tempi brevi sarà restaurato per restituirlo ai numerosi visitatori che ogni anno la cittadina di Lapio ospita.

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Atripalda 

A pochi kilometri da Avellino si giunge ad Atripalda città che sviluppatasi intorno allo specus Martyrum (IV sec.) e al castello di Truppoaldo da cui prese il nome (X sec.), vanta una storia millenaria che affonda le sue radici nella città di Abellinum della quale cospicue testimonianze vengono alla luce in località civita.
Feudo dei Capece (Marino e Corrado nell´ottobre del 1254 guidarono re Manfredi nella sua fuga verso Lucera e lo ospitarono per una notte nel castello di Atripalda) e quindi degli Orsini, la città registrò fin dal XIV sec. un notevole sviluppo economico che ne favorì l´espansione urbanistica ed accentuò i motivi di attrito con la vicina Avellino.
Con il dominio dei Caracciolo (1564-1806) che vi fissarono la propria dimora in un imponente palazzo, del quale ancora oggi si ammirano le poderose strutture tardo-rinascimentali e uno stupendo parco, Atripalda visse uno dei periodi più intensi della sua storia. Nel 1585 la chiesa di S. Ippolisto, sorta sin dal XII sec. sullo specus Martyrum, guadagnava la sospirata autonomia dal clero Avellinese, mentre i Caracciolo davano particolare impulso alle attività economiche (potenziando la dogana e sviluppando, lungo il corso del fiume Sabato, le industrie del ferro, della carta e soprattutto della lana) e alla vita culturale (sostenendo con illuminato mecenatismo l´Accademia degli Incerti).
Tra la fine del XVI e il XVIII sec. la città assunse l´assetto urbanistico che avrebbe conservato fino alla seconda metà dell´ottocento: in particolare la strada S. Maria dove si erge la omonima chiesa annessa al convento dei PP. Domenicani (XII-XVIII sec.) si arricchì di palazzi gentilizi e al di là del fiume Sabato fu costruito il convento e la chiesa di S. Giovanni Battista (fine XVI sec.). Nel corso del XIX sec. Atripalda si sviluppò oltre il fiume Sabato, verso il largo mercato, dove fu edificata una nuova Dogana. Gravemente danneggiata dal sisma del 23 novembre 1980, la Città ha registrato negli ultimi anni un notevole incremento demografico, potenziando ulteriormente la sua antica vocazione commerciale.

Cesinali

Lasciata Atripalda in una manciata di minuti si giunge a Cesinali. Qui si possono ammirare la Chiesa di San Rocco e la Chiesa Parrocchiale di San Silvestro, oltre a Palazzo Cocchia e Palazzo Del Franco, prima di dedicarsi alla visita della prima cantina.